Mr. Bean e l’essenza del design

La bellezza nel lavoro quotidiano.

 

 

Sono sempre stato convinto che per fare bene il proprio lavoro, di qualunque lavoro si tratti, bisogna andare alla ricerca della bellezza in ciò che si fa.

Per sopravvivere al caos quotidiano dello stress e delle responsabilità, è necessario ritagliarsi un piccolo spazio di tranquillità in cui rallentare e in cui poter contemplare il bello.

Per questo motivo, la prima cosa che faccio quando entro in nuovo posto di lavoro è trasformarlo in un luogo che mi somiglia, aggiungendo o modificando piccoli dettagli che lascino il mio segno.

Mi viene in mente una puntata dello show televisivo di Mr Bean nella quale il nostro eroe va in hotel e dopo aver constatato con entusiasmo la comodità del letto saltandoci sopra e altre svariate vicissitudini, tira fuori dalla valigia l’orsacchiotto Teddy, i suoi calzini e le sue tende di casa e comincia a decorare la camera. Ecco, con questi gesti quell’anonima stanza d’albergo è diventata più “sua”.

Nonostante che l’esempio citato possa suscitare un sorrisetto incredulo, credo che colpisca il cuore del ragionamento: lo spazio che mi circonda non solo deve apparirmi bello, ma quello spazio deve in qualche modo appartenermi.

La ragione che mi spinge a ricercare uno stile che mi rappresenti credo che si possa ascrivere a un impulso quasi demiurgico. Ciò non significa voler imporre la mia presenza in maniera prepotente, tutt’altro, vorrei proprio che chi entrasse nel mio ufficio fosse accolto da ciò che vede nello stesso modo in cui lo accoglierei io con una stretta di mano o con un abbraccio.

Perché il punto è questo: come fai a produrre qualcosa di buono se il posto in cui lavori ti fa schifo? Bisognerebbe entrare nel proprio spazio lavorativo, fermarsi un attimo, guardarsi intorno e chiedersi “Dove sono io in questo luogo?”.

Lo stile e l’illusione ottica.

 

 

Io, nel mio luogo, ci sono entrato nei colori, nei materiali e nelle forme. Ancora di più ci sono entrato nei trompe-l’oeil che ho inserito non solo nei prodotti che creo, ma anche nello stesso arredamento.

Adoro giocare con le illusioni: la pittura bianca diventa un tappeto che accompagna l’ospite nella sala mostra, gli espositori in ferro che accolgono i campioni disegnano la struttura dell’ambiente perfetto in cui posarlo e persino la semplice piastrella acquisisce la texture del cemento.

Qualcosa che si mostra come qualcos’altro, anzi qualcosa che diventa qualcos’altro.

E questo contrasto è per me ricco di ispirazione e vitalità. È qui che io riesco a fermarmi e dirmi: “Sei tu!”.

Il design è innovazione, ma molto spesso è anche reinterpretazione dello spazio che ci circonda.

Allo stesso modo in cui Mr. Bean personalizza la sua stanza d’hotel, appendendo i calzini e pantalone all’applique.

Se volete vedere lo spezzone di puntata di cui abbiamo parlato, ecco il link (0:26)

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