La mia idea di bellezza è racchiusa in un dettaglio.
Non importa se sia una forma, un colore o un suono, ma esiste un unico particolare che cattura la mia attenzione e mi fa considerare una persona o un oggetto bello.
Questa riflessione è naturalmente posteriore a qualsiasi esperienza della bellezza in sé, che si dà immediatamente e si manifesta attraverso le sensazioni che provoca senza chiedere il permesso.
Sì, perché se anche la bellezza è un’idea, il linguaggio che parla è quello dell’emozione, un intricato e complesso ventaglio di sfumature interiori che fanno risaltare ciò che si pone davanti agli occhi del fruitore.
Proprio perché la bellezza è un’idea non sarebbe possibile comprenderla tutta e immediatamente se non si oggettivasse in un particolare, magari pure qualcosa che nel contesto stona, ma che “cattura”. E in questo dettaglio si aprono una serie infinita di possibilità e di significati di bellezza, tanti quante le sensazioni che essa suscita.
E da qui che voglio far partire il mio dialogo con Sophia, un dialogo che mi aiuti a comprendere ciò che provoca in me l’urgenza di imprimere attraverso le parole lo stupore, la dolce malinconia o la sublimità di quel dettaglio in cui la bellezza riesce a sopraffarmi nei luoghi e nei momenti più inaspettati.